IL FOLDING è #SCIENZA

Anche scienza e tecnologia hanno subito l’influsso benefico delle pieghe.

Si tratta di un fenomeno relativamente recente basato sulla reinterpretazione di specifiche sequenze di piegatura per progettare ad esempio strutture tridimensionali come padiglioni temporanei, pareti cinetiche, pannelli acustici, camere di risonanza, pannelli solari, stent biliari, air bag e molto molto altro.

Vi farò conoscere invenzioni collaudate, prototipi ancora in fase di sperimentazione e le ricerche più interessanti riguardanti il folding nelle sue più disparate applicazioni, dall’astrofisica alla medicina.

L’arte degli origami è infatti oggetto di studi matematici da lungo tempo.

E vi dirò di più, il folding si è rivelato uno strumento pratico per risolvere alcuni dei più antichi problemi geometrici quali trisezione dell’angoloduplicazione del cubo e quadratura del cerchio.

Il metodo tradizionale di costruzione con riga e compasso che tolse il sonno a personaggi del calibro di Archimede e Nicomede, è infatti assai meno intuitivo.

Il primo riferimento scritto alla piegatura della carta in ambito geometrico si attribuisce a Walter William Rouse Ball, che alla fine dell’Ottocento usa termini come ripiegaresovrapporre e piegare all’interno di una dimostrazione geometrica.

Il primo studio interamente dedicato alla geometria delle pieghe sembra invece provenire dall’insegnate indiano Sundara Row, quando nel 1893 scrisse ‘Geometric exercises in paper folding’ per i suoi studenti che un compasso non l’avevano mai visto.

La eco di questo libro arrivò in Europa, dove comparvero i primi tentativi di dimostrare che la piegatura della carta poteva essere di grande aiuto alla scienza matematica. L’austriaco Eduard Lill, Margherita Beloch Piazzolla a Ferrara, l’inglese Robert Carl Yates sono stati le figure più devote alla causa.

Esistono sette assiomi che descrivono i principi geometrici fondamentali degli origami, ovvero l’elenco delle pieghe elementari che si possono costruire a partire da altre pieghe o da punti o linee preesistenti su un piano.

I primi sei sono stati formulati nel 1985 dal matematico italo-giaponese Humiaki Huzita; il settimo fu teorizzato un anno dopo dal francese Jacques Justin e poi postulato ufficialmente da Koshiro Hatori nel 2001.

Il dibattito sui sette assiomi è rimasto aperto per anni e in un certo senso lo rimarrà sempre. Anche se nel 2009, gli americani Roger Alperin e Robert Lang, due giganti del folding, hanno dimostrato, nel loro articolo ‘One-, Two-, and Multi-fold Origami Axioms’, che la lista dei sette assiomi è completa ed esaustiva di tutte le varianti possibili. La teoria assiomatica degli origami è quindi completa.

Oggi è ormai comprovato che gli origami siano uno strumento davvero utile nello studio della geometria ma anche nella risoluzione di problemi di algebra e geometria analitica come le potenze, l’estrazione della radice di un numero e le equazioni polinomiali.

Questo perchè attraverso le pieghe si visualizzano concetti astratti, come ad esempio quelli di punto, linea, angolo e li si materializza nella realtà del foglio di carta che manipoliamo con le nostre stesse mani. Pensate quanto potrebbe essere utile a un bambino!

Parlerò ancora delle potenzialità didattiche degli origami, perchè ne sono affascinata e io stessa svolgo laboratori nelle scuole elementari e medie.

 

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Enjoy Folding!!

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